(detto
Dada). Uomo politico e generale ugandese.
Proveniente da una famiglia contadina dei Kakwa, una tribù
ultraminoritaria della regione del Koboto, in giovanissima età si trasferì con
la madre nella capitale Kampala. Dotato di notevole stazza (dal 1951
al 1960 fu campione nazionale dei pesi massimi di boxe), impressionò i Britannici,
che lo arruolarono nel corpo d'élite dei fucilieri africani di Sua Maestà, con cui
A. combatté prima in Birmania e quindi in Kenya contro i ribelli mau-mau (1952-56),
distinguendosi per la sua spietatezza. Nel 1967, all'indomani della concessione
dell'indipendenza al suo Paese, divenne comandante delle Forze armate ugandesi e
nel 1971 abbatté il Governo legale di Milton Obote, instaurando una delle
più feroci dittature mai sorte in Africa. Il governo di
A. si rese
infatti responsabile di atroci massacri che costarono la vita a più di
300.000 Ugandesi, mentre nel 1972 decretò l'espulsione dal Paese di tutti gli Asiatici,
ai quali vennero confiscati i beni. Divenuto padrone assoluto dello Stato africano,
il dittatore represse nel sangue il malcontento maturato in alcuni ambienti dell'esercito
(1974). Presidente dell'OUA (Organizzazione per l'Unità Africana) dal
1976, nel 1978 lanciò una vasta offensiva contro la Tanzania nel
tentativo di rafforzare il suo regime, scosso da rivalità tribali.
Sconfitto e cacciato dall'Uganda nel 1979,
A., musulmano, trovò asilo
in Libia, quindi in Iraq e infine in Arabia Saudita. Tiranno sanguinario, che ebbe
spesso l'appoggio dell'Occidente, durante gli otto anni della sua dittatura
si proclamò feldmaresciallo, presidente a vita, conquistatore
dell'Impero britannico, ultimo re di Scozia, fregiandosi inoltre di una miriade di
decorazioni, oltre che di una laurea
honoris causa. Di lui si dice che facesse
scempio delle sue vittime (presso Arua, Uganda 1925 - Gedda 2003).